lunedì 9 febbraio 2015

Un compleanno in compagnia degli Irlandesi


Una bellissima coincidenza ha fatto sì che sabato fosse il mio compleanno e anche il debutto dell'Italia nel Sei Nazioni del 2015.
Quale poteva essere il modo migliore di festeggiarlo per una esterofila come me se non andare allo stadio? Sì perché sabato pomeriggio allo Stadio Olimpico di Roma è tornato, come un po' di anni a questa parte, il torneo di rugby "Sei Nazioni" e si è colorato di bianco, verde, rosso e arancione visto che la bandiera irlandese è così simile alla nostra!
 
 
 



Da quando il Sei Nazioni è arrivato a Roma l'ho sempre seguito e piano piano il rugby ha conquistato un pubblico sempre più vasto, nonostante non sia per noi molto praticato ma rappresenti forse uno sport più di "nicchia". Diverso invece per i paesi del nord Europa come appunto l'Irlanda, l'Inghilterra o la Scozia per i quali il rugby fa parte della propria cultura e rappresenta il loro sport nazionale.


 
A dire il vero io non sono una grande esperta: conosco solo le regole base del gioco e la prima spinta ad andarlo a vedere allo stadio mi è stata data dall'aspetto più "goliardico" di questo sport. Infatti, a differenza del calcio, il rugby è un gioco che non genera violenza e pericolo di scontri. Certo, l'antagonismo c'è ma è sempre accompagnato dal rispetto degli avversari e dall'educazione. Come ha anche sottolineato il commentatore della partita di sabato - "nel rugby non si fischia" - riferendosi al pubblico che stava fischiando il ritardo di un giocatore a calciare la palla.





E' per questo forse che nel tempo ha ottenuto un pubblico sempre maggiore (tanto da spostare il torneo dallo Stadio Flaminio di Roma, molto più piccolo, allo Stadio Olimpico) perché le persone che lo seguono sono famiglie con tanto di bambini o anziani al seguito, giovani e adulti ma con un unico scopo in comune: divertirsi.

 
 

 
E così si vedono persone truccate, con parrucche, travestimenti tipici del loro paese, bandierine dipinte sul volto che entrano nello stadio e prendono posto pieni di sorrisi e tanta, ma tanta birra nei bicchieri. Tutto questo è bellissimo secondo me: uno sport che riesce ad avvicinare persone di nazionalità diverse, che unisce per qualche ora due nazioni sotto lo stesso cielo spinti dall'amore per la propria terra e la propria squadra.


il cielo di Roma sopra lo Stadio Olimpico


 
 

 
E' stata una fortuna per me che il rugby sia arrivato nella mia città, perché così per un periodo dell'anno Roma si riempie di irlandesi che affollano i pub bevendo birra e cantando le loro canzoni, di scozzesi che girano per la città con il kilt e suonando la cornamusa o di gallesi che girano con strani cappelli con attaccato il loro emblema: il narciso (daffodil). 
E' cosi bello avere un pezzetto di estero a casa propria, anche se per poco tempo! Gli irlandesi in particolare sono così simpatici, rumorosi e spontanei che per certi versi ci somigliano ed è molto divertente socializzare con loro. L'Irlanda è stata per un periodo un po' la mia "seconda casa", quindi il mio cuore era spezzato a metà: un po' tifavo Italia e un po' Irlanda. La fine della partita era quasi scontata ma la cosa più bella secondo me arriva alla fine: il terzo tempo!


 
 
 


Si perché dopo aver visto lo sport arriva davvero il momento del divertimento: di solito viene allestito fuori lo stadio un palco e degli stand che vendono per lo più birra, panini e patatine fritte, ci si diverte tutti insieme con tanta musica e si salutano i giocatori della nazionale. E' una festa a cui tutti possono partecipare e dove il folklore, le varie tradizioni e usanze si uniscono per un giorno nella stessa città sotto un'unica parola: INSIEME!

 
 


 

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